Firenze – Scoperte inattese nella Cappella Brancacci

Pubblicato da “Il giornale dell’arte”
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Autrice: Laura Lombardi, 10 aprile 2025 | © Riproduzione riservata

Molto atteso il convegno «Progetto Brancacci 2021-2024» che si terrà il 15-16 aprile per dare conto degli esiti dell’intervento di restauro al ciclo di affreschi di MasolinoMasaccio e Filippino Lippi nella Cappella Brancacci della Chiesa di Santa Maria del Carmine, a Firenze, che ha condotto alla scoperta di caratteri materici ignoti in quel contesto figurativo.

Tutto ha avuto inizio a seguito delle indagini svolte nel novembre 2020 dalla Soprintendenza di Firenze, in collaborazione con il Comune di Firenze, concessionario della Cappella, che avevano rilevato alcune criticità sulla parete destra, dov’era stato rilevato il distacco di un piccolo frammento di pellicola pittorica dalla scena con la «Disputa di Simon Mago», dipinta da Filippino Lippi agli inizi degli anni Ottanta del Quattrocento. Una prima analisi, svolta dall’Ispc-Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale del Cnr, Centro Nazionale delle Ricerche, aveva confermato la necessità non solo di intervenire prontamente per stabilizzare i distacchi, ma soprattutto di sviluppare lo studio delle cause. Nel maggio 2021 era stato sottoscritto un protocollo di intesa tra gli enti coinvolti, cui era seguita a giugno la firma di un primo accordo con la Fondazione Friends of Florence e la Jay Pritzker Foundation per il sostegno della prima fase di indagini scientifiche. La disponibilità delle risorse aveva permesso al Comune di stipulare a settembre 2021 una convenzione per la progettazione e l’esecuzione delle attività di diagnostica e monitoraggio con I’Ispc-Cnr e la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Firenze, Prato e Pistoia. Il complesso sistema di ponteggi messo a punto, dotato di un impianto elevatore montato su più piani, aveva anche garantito visite pubbliche della cappella e l’accessibilità anche a fruitori dotati di ridotte capacità motorie.

L’ultimo restauro della Cappella Brancacci risaliva al 1984, concluso nel 1990, curato dall’Istituto Centrale per il Restauro di Roma diretto da Umberto Baldini, compiuto da Ornella Casazza e sponsorizzato dalla Olivetti, che si erano trovati a operare in un contesto che aveva subìto varie alterazioni fin dal Settecento. La volta a crociera, dove in origine erano i quattro Evangelisti di Masolino, danneggiata da infiltrazioni d’acqua, era stata sostituita da una cupoletta affrescata da Vincenzo Meucci. Dello stesso Masolino erano stati poi scialbati gli affreschi dei lunettoni laterali per lasciare posto alle finte prospettive di Carlo Sacconi. La bifora gotica, ai cui lati erano gli affreschi con «San Pietro piangente» di Masaccio e «Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecore» di Masolino, era stata sostituita da una più ampia di gusto barocco. Nel corso del restauro erano state però recuperate le sinopie, ora esposte nel museo del Convento del Carmine, come pure eran state rimosse le foglie di fico sulle nudità di Adamo ed Eva, censurate, nel 1734. Il danno più consistente subìto dalla cappella risale all’incendio del 1771, e il restauro degli affreschi, anneriti dal calore e dal fumo, era stato all’epoca promosso e sostenuto da Anton Raphael Mengs. Dopo il trasferimento in Francia dei Brancacci nel 1780, il patronato della cappella era passato al canonico marchese Gabriele Riccardi, promotore di un ulteriore rinnovamento nel 1782. Da allora c’era stato solo un semplice intervento di manutenzione nel 1904.

Ad Alberto Felici, restauratore dell’Opificio delle Pietre Dure e dal 2019 in servizio alla Soprintendenza, e a Cristiano Riminesi, ricercatore dell’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale del Cnr, responsabile della sede secondaria di Firenze, che hanno avuto in cura per oltre quattro anni uno dei cicli in assoluto più importanti della storia dell’arte occidentale, chiediamo di raccontarci come è stato condotto l’intervento, che ha coinvolto un’équipe in cui spiccano Sara Penoni dell’Opd, Barbara Salvadori del Cnr e Rodorico Giorgi della facoltà di Chimica dell’Università di Firenze. Ben sapendo però che gli esiti più sorprendenti verranno comunicati solo nel corso del convegno, prezioso momento di confronto tra storici dell’arte, chimici, geologi, restauratori, conservatori.

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Programma convegno (file PDF – 1,14 Mb)
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