grazie al dono di Friends of Florence
I lavori cominceranno a primavera e dureranno un anno. L’assessore Sacchi: “Recuperiamo una sala preziosa e riportiamo all’antico splendore l’enorme globo”
La Sala delle carte geografiche, posta al terzo piano quasi al termine del percorso espositivo, è uno degli ambienti più visitati del museo di Palazzo Vecchio e di conseguenza è sottoposta a una notevole usura. In particolare necessitano di un restauro urgente sia il pavimento ormai disconnesso, che gli impianti di illuminazione e tecnologici ormai inadeguati al percorso museale e alla valorizzazione delle carte geografiche e dei 13 artistici armadi a parete che le contengono.
Le carte, 53 dipinti a olio su tavola che offrono una dettagliata rappresentazione di terre e mari conosciuti ai tempi di Cosimo I, impreziosite da una miriade di iscrizioni dorate, raffinati cartigli, imprese medicee e creature fantastiche, saranno staccate e restaurate nella sala attigua che già ospitò il restauro del putto che decora il Terrazzo di Giunone al terzo piano del museo, recuperato un anno fa sempre grazie a Friends of Florence. Il mappamondo invece, troppo grande per cambiare sala (ha una circonferenza di oltre due metri), sarà spostato all’interno della sua sede via via che procedono i lavori. I visitatori che saranno dentro al museo durante i cantieri potranno ‘sbirciare’ tra i ponteggi come avvenne già con il restauro della Sala degli Elementi qualche anno fa.
Cenni storici
All’epoca dei Priori la sala oggi detta delle Carte geografiche non esisteva, come testimoniano le tracce delle finestre della confinante Cancelleria visibili nella parete a sinistra dell’ingresso. Quando il duca Cosimo I de’ Medici si trasferì nel palazzo, i locali limitrofi andarono a costituire il quartiere della Guardaroba, dove si custodivano tutti i beni mobili della corte. Questo ambiente fu realizzato successivamente da Giorgio Vasari (1561-1565), su richiesta di Cosimo, per assolvere la duplice funzione di stanza principale della Guardaroba e sala di cosmografia. Il progetto di allestimento della nuova sala, elaborato dal Vasari con la collaborazione del cosmografo Fra’ Miniato Pitti che, dopo un iniziale affiancamento, cedette il suo ruolo al domenicano perugino Egnazio Danti, al quale successe infine l’olivetano Stefano Bonsignori, prevedeva: nel soffitto, pitture raffiguranti le costellazioni; lungo le pareti, grandi armadi lignei, con tavole di geografia sulle ante e immagini della fauna e flora dei rispettivi territori sulle basi; al di sopra di questi, busti di principi e imperatori e trecento ritratti di uomini illustri. Infine, nel mezzo della sala, due grandi globi sarebbero dovuti apparire dall’alto in modo scenografico, all’apertura dei riquadri centrali del soffitto, quello celeste, rimanendo sospeso in aria, quello terrestre, calando fino al pavimento. L’idea di rappresentare in una stanza tutto il mondo conosciuto alla metà del Cinquecento rifletteva l’interesse di Cosimo per la geografia, le scienze naturali e i commerci. Tradiva però anche l’intento di celebrare il duca come dominatore dell’universo, nel ruolo che peraltro gli veniva allegoricamente attribuito dall’associazione del suo nome alla parola greca “kosmos”. L’ambizioso progetto rimase in parte incompiuto. Dionigi di Matteo Nigetti realizzò gli armadi in noce (1564-1571) che avrebbero ospitato, prima arazzi e altri paramenti, poi oggetti in argento e oro e infine armi antiche. Delle 53 tavole geografiche portate a compimento, 30 furono dipinte dal domenicano Egnazio Danti (1564-1575) e 23 dal monaco olivetano Stefano Bonsignori (1575-1586). Ventisette furono ricavate dalla Geographia di Tolomeo (II sec. d.C.), aggiornata secondo gli autori moderni, e le altre, tra cui quelle dell’America, da varie fonti più recenti. Egnazio Danti realizzò anche il grande globo terrestre (1564-1571) che però fu collocato altrove e ricondotto alla sua destinazione originaria solo nel secolo scorso. Al centro della parete di fronte all’ingresso fu posto l’Orologio dei Pianeti di Lorenzo della Volpaia che dal 1510 si conservava nell’attigua Sala dei Gigli. Di questo spettacolare orologio, andato distrutto nel XVII secolo, esiste una moderna ricostruzione nel Museo Galileo di Firenze. Cristofano dell’Altissimo cominciò infine a dipingere i ritratti di uomini illustri da sistemare sugli armadi, copiandoli dalla famosa collezione di Paolo Giovio a Como. Nel 1570 i ritratti erano già più di duecento, disposti su tre file, ma nel decennio seguente furono trasferiti nel corridoio della Galleria degli Uffizi, dove si vedono ancora oggi.
Il mappamondo
Lo spettacolare mappamondo al centro della Sala delle Carte Geografiche, con i suoi circa 220 cm di diametro, è il più antico globo di grandi dimensioni giunto fino ai nostri giorni, costruito con grande ingegno in anni in cui la tecnica di costruzione di questo genere di strumenti scientifici era ancora lontana dall’essere messa a punto e codificata. Le prime notizie documentarie sul globo risalgono all’inizio del 1564, quando da una lettera inviata da Giorgio Vasari a Giovanni Caccini il 29 gennaio si apprende che quest’ultimo gli avevo spedito “l’appamondo” da Pisa per via fluviale. Il globo è stato realizzato dal frate Egnazio Danti che già si era occupato di 30 tavole geografiche e non era sicuramente ancora terminato nel 1568, quando Giorgio Vasari così lo descriveva al futuro nelle Vite degl’accademici del disegno: [in una delle “due gran palle, alte ciascuna braccia tre e mezzo”] anderà tutta la terra distintamente, e questa si calerà con un arganetto, che non si vedrà, fino a basso, e poserà in un piede bilicato, che ferma si vedrà ribattere tutte le tavole che sono a torno ne’ quadri degli armari et aranno un contrasegno nella palla da poterle ritrovar facilmente”. E’ molto probabile che il globo terrestre, una volta terminato, non sia stato collocato nella Sala della Guardaroba, in quanto non citato negli inventari del palazzo del 1570 e del 1574. Potrebbe pertanto essere stato sistemato fin da subito a Palazzo Pitti dove risulta presente in un inventario del 1587. Insieme agli altri manufatti scientifici della Galleria degli Uffizi, nel 1775 passò nel Museo degli Strumenti Antichi annesso alla Specola di Firenze e solo nel 1958, dopo altre vicissitudini, raggiunse la sua sede originaria nella Sala delle Carte Geografiche di Palazzo Vecchio.