La gestione dei beni culturali dopo la pandemia: il rapporto IO SONO CULTURA

Ha iniziato a produrre interventi, dal 20 maggio, su www.symbola.net la nuova rubrica #IoSonoCultura, un’iniziativa che affiancherà e anticiperà la presentazione del X rapporto annuale “Io sono cultura”, che quest’anno per la prima volta si terrà dopo l’estate per raccogliere dati e prime stime sull’impatto della attuale crisi sul sistema culturale e creativo a confronto con i dati 2019.

Promossa da Fondazione Symbola, Unioncamere, Regione Marche in collaborazione con l’Istituto per il Credito Sportivo, la rubrica – da maggio a luglio – attraverso alcune uscite settimanali, racconterà l’impatto della crisi sui settori culturali e creativi, le ricadute sul mercato del lavoro culturale, ma anche le tante storie di coloro che stanno cogliendo questo momento per cambiare passo, puntando sulle competenze, le comunità, i territori, le tecnologie. E partire da qui per costruire un futuro che sia non solo un ritorno al passato, ma sia invece un’occasione per cambiare e rendere più forte e meno frammentato il sistema, rafforzandone le competenze e le interconnessioni.

La rubrica, quindi, parlerà di come i musei stanno affrontando la sfida della digitalizzazione, ma anche di come il made in Italy sta pensando per i propri clienti piattaforme di scambio non solo economico, ma di intrattenimento e conversazione. Descriverà nuove forme di fruizione cinematografica collettiva, a prova di distanziamento sociale: dalle innovative sale virtuali, alle proiezioni sulle facciate delle abitazioni delle città, fino al ritorno di modalità di proiezione del passato come i drive in.

Mentre nel mondo musicale, la fruizione si reinventa con session sui social, in cui Instagram la fa da padrone. #IoSonoCultura parlerà anche dei nuovi format: dai film e docufilm collettivi, montati grazie al coinvolgimento di professionisti del cinema e di gente comune, usando set casalinghi e smartphone, allo sviluppo di format più brevi e vicini alla serialità anche ad opera di produzioni sperimentali di teatro, per andare incontro alle esigenze dei nuovi linguaggi e della fruizione online.

Nell’adattare la propria offerta culturale alle esigenze dettate dall’emergenza, c’è anche la radio, che in territori particolarmente colpiti ha saputo svolgere tante funzioni: da informatore puntuale a sirena di allarme, da sostenitore del sistema sanitario a narratore di storie di salvezza ed eroismo.

In questo fermento vitale e fatto di sperimentazioni, crescono anche le contaminazioni tra i settori: da musei chiusi che aprono canali radiofonici per stare vicino ai loro pubblici, a teatri che aprono tv web per portare il teatro a casa delle persone.
Fino ad arrivare al mondo della lirica, in cui alcuni teatri stanno sfruttando la collaborazione con canali mass media per raggiungere il grande pubblico televisivo e, in parallelo, puntano a modelli internazionali fatti di edifici cablati, spettacoli registrati e mandati in onda previo abbonamento. E per il post emergenza, c’è già chi pensa alla riorganizzazione degli spazi, con l’orchestra in platea e gli spettatori nei palchi, o all’utilizzo di spazi inediti come padiglioni industriali o altre infrastrutture inutilizzate.

Infine, la rubrica descriverà le storie di rigenerazione urbana e le esperienze di welfare partecipativo all’insegna dell’imprenditorialità, dello sviluppo delle competenze e cura della persona. Per il mondo dell’architettura, chiamato a ripensare i nostri spazi di vita, di relazione e di lavoro quella della ricostruzione sarà anche l’occasione per ricreare un legame perso con la quotidianità e la società. Un percorso necessario al rilancio della professione e alla ridefinizione dell’architetto e del suo ruolo. Ma il post emergenza verrà visto anche sul versante della domanda, riflettendo sulla disponibilità degli spettatori, dei fruitori della cultura, a riprendere la frequentazione di concerti, spettacoli, teatrali, musei, biblioteche.

Insomma, una rubrica per “raccontare un’Italia che fa l’Italia, che testimonia anche in questo momento difficile, la ricchezza e il valore dei nostri talenti, la capacità di collaborare e di sintonizzarsi senza lasciare indietro nessuno, senza lasciare solo nessuno”.

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