Testo a cura di Annamaria Giusti, consulente scientifica per le Celebrazioni, già direttrice all’Opificio delle Pietre Dure.
Esposto nella cattedrale di Lucca, il Volto Santo è un monumentale Cristo crocifisso (alto cm.247) scolpito in legno di noce, rappresentato vivo e vestito di una tunica con maniche. A tergo si presenta cavo dalla testa ai piedi. Testa e corpo sono un blocco unico, mentre le braccia sono intagliate a parte e inserite nel tronco. Da tempo si presenta rivestito di una tinta scura che lo ricopre uniformemente, applicata in epoca imprecisata ma comunque già presente nel Seicento, come denotano i dipinti del tempo. E’ certo tuttavia che in origine era policromo e con decori dorati sulla veste.
Protettore e simbolo di Lucca, il Volto Santo fu nel Medioevo tra le icone più celebri e venerate in tutta Europa, in quanto creduto vera immagine di Cristo, scolpita dal discepolo Nicodemo ricordato nel Vangelo di San Giovanni. Assieme a Roma e a San Iacopo de Compostela, Lucca fu tra le principali mete di pellegrinaggio della cristianità. Ne sono prova tra l’altro le numerose medaglie con l’immagine del Volto Santo, che i pellegrini appuntavano sulla veste e che sono state ritrovate fino in Svezia, e la lapide tuttora leggibile nel portico della cattedrale di Lucca, che disciplina l’attività dei cambiavalute che lì sostavano per il servizio dei pellegrini provenienti dai territori più diversi.
Il documento più antico a tutt’oggi noto nel quale il Volto Santo è esplicitamente citato risale al 1050, e riguarda l’abate dell’abbazia inglese di Bury St. Edmunds, che di passaggio a Lucca sulla via di Roma commissionò una copia del Volto Santo per la sua abbazia. Nella stessa Inghilterra, nel 1087 il re Guglielmo II prestava solenne giuramento in nome del Volto Santo. Fatti questi che provano come la notorietà e venerazione del Cristo di Lucca dovevano essere già da tempo diffuse, e in terre lontane quali Inghilterra, Islanda, Danimarca, Boemia ecc. luoghi tutti da cui provengono fra XI e XII secolo testimonianze scritte sul Volto Santo. Ne danno inoltre conferma le numerose copie, o comunque derivazioni dalla scultura di Lucca, che nello stesso periodo si diffondono in Italia e in Europa, fino almeno a tutto il secolo XV. In seguito il culto del Volto Santo, sempre molto vivo, rimase più concentrato nel territorio italiano, oltre che a Lucca.
Per secoli molto è stato scritto sul Volto Santo, ma sempre in termini di fede e religiosità. Solo nel XX secolo ha preso avvio un nutrito dibattito critico sulla sua datazione e caratteri di stile. L’opinione a tutt’oggi prevalente è che sia un’opera da datare nella seconda metà del XII secolo, per presunte affinità con la scultura romanica dell’area padana. Non potendo poi sorvolare sul fatto che la sua esistenza è documentata in epoca più antica, si è ipotizzato che si tratti della seconda versione di un più antico Volto Santo, andato per qualche ragione distrutto.
Quando poi le indagini diagnostiche di fine ’900 hanno rivelato l’antichità del Volto Santo di Sansepolcro, prossimo nell’aspetto a quello di Lucca e realizzato verosimilmente nel IX secolo, si è addirittura ipotizzato che fosse questo il primo Volto Santo di Lucca, ceduto ai camaldolesi di Sansepolcro nel 1179, secondo un documento mai reperito, e sicuramente falso. Fino ad oggi l’opinione più accreditata è che il Cristo di Sansepolcro sia una derivazione dal più antico e perduto Volto Santo.
In occasione delle celebrazioni per i 950 anni dalla rifondazione della cattedrale, l’Opera del Duomo di Lucca ha promosso una campagna di indagini diagnostiche, cui ha partecipato l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), che nella sua sede fiorentina ospita un settore dedicato alla diagnostica sui beni culturali. Il range cronologico dei tre prelievi dal legno della scultura e di un frammento di tela applicata sul legno fino dall’origine, sottoposti ad esame con il metodo del Carbonio-14, indica un periodo compreso tra gli ultimi decenni dell’VIII secolo e i primi decenni del IX. Datazione questa che è in particolare supportata dal frammento di tela esaminato, dato che il taglio di una fibra vegetale destinata alla tessitura di norma non precedeva di molto la sua lavorazione, mentre il legno dopo il taglio dell’albero poteva essere sottoposto a un periodo di stagionatura. Ne consegue che la data di esecuzione di una scultura lignea possa essere posteriore rispetto alla datazione accertata per il legno costitutivo.
I risultati della diagnostica sul Volto Santo possono essere a questo punto messi a confronto con i testi. Agli studi storici e artistici è ben nota la cosiddetta Leggenda di Leobino, il cui autore si definisce diacono della cattedrale di Lucca alla fine dell’VIII secolo, affermando di narrare fatti a lui contemporanei. In realtà vari studi ritengono che la stesura del testo sia da porre in ambito lucchese tra la fine dell’XI e gli inizi del XII secolo, pur senza escludere che possa trattarsi di una derivazione da un perduto testo più antico. Vi si narra il miracoloso arrivo dalla Terra Santa, nell’VIII secolo, del crocifisso là rimasto nascostamente per alcuni secoli, dopo che era stato scolpito da Nicodemo, discepolo di Cristo. Trasportato da una nave senza nocchiero fino all’approdo di Luni, il Volto Santo fu conteso fra Luni e Lucca: una volta posta la sacra immagine su un carro trainato da buoi, questa prese di sua volontà la via di Lucca. Si tratta certo di una sacra leggenda, ma che contiene riferimenti cronologici attendibili: quale vescovo di Lucca è nominato Giovanni, che fu tale dal 781 all’800, e si puntualizza che l’arrivo a Lucca del Volto Santo avvenne quando regnavano Carlo e Pipino, nel secondo anno di regno di quest’ultimo. Il figlio di Carlo Magno, Pipino, fu re d’Italia dal 781. Quindi la data desumibile dalla Leggenda sembra essere il 782.
Gli studiosi degli archivi lucchesi hanno poi messo in relazione con la presenza del Volto Santo a Lucca l’esistenza della chiesa “Domini et Salvatoris”, nell’immediata prossimità della cattedrale di San Martino. Ricordata per la prima volta nel 797, ma in quell’anno già proprietaria di terre donate dai fedeli, la chiesa che era presieduta da un canonico della cattedrale fu oggetto di frequenti donazioni, che proseguirono numerose fino all’898, confermando una devozione speciale per la chiesa del Salvatore, che nel 930 era invece in rovina. Può essere ipotesi attendibile che quella sia stata l’originaria collocazione del Volto Santo in Lucca, prima del suo trasferimento in cattedrale, tra IX e X secolo. Dell’immediata venerazione creatasi attorno alla sacra immagine può essere vista una prova ulteriore nel Volto Santo di Sansepolcro, da ritenere a questo punto una copia precoce di quello di Lucca, ovvero dell’attuale Volto Santo, che ora sappiamo essere il primo e l’unico, sorprendentemente arrivato integro ai giorni nostri.
La sua finalmente accertata antichità accresce l’importanza di un’opera, che da 1200 anni assomma in sé un carico eccezionale di fede e di storia. E che ora possiamo considerare la più antica scultura lignea dell’Occidente arrivata fino a noi, aprendo nuove e molteplici prospettive di ricerca e rivitalizzando il legame del nostro presente con la storia.