Articolo pubblicato su ArTribune autricei Livia Montagnoli 05/01/2024
La scorsa primavera, la Quadreria di Palazzo Ducale, a Venezia, riapriva dopo un lungo intervento di valorizzazione e di riallestimento di alcuni ambienti storici – la Sala della Quarantia Criminale, la Sala dei Cuoi e quella del Magistrato alle Leggi – condotto dalla Fondazione Musei Civici di Venezia con la collaborazione e il supporto di Venice International Foundation. Un progetto votato a recuperare l’assetto seicentesco della quadreria, dando risalto, in particolar modo, ai capolavori fiamminghi della collezione, accanto alle opere dei maestri veneziani cui il Palazzo Ducale dà lustro, da Carpaccio a Tiziano, Bellini, Tintoretto e Tiepolo.
Il restauro di Palazzo Ducale a Venezia
Ma negli ultimi mesi la Fondazione MUVE ha portato avanti anche una serie di importanti lavori strutturali sull’edificio, dalla campagna di riqualificazione funzionale del palazzo a interventi di conservazione e restauro mirati al recupero delle superfici. E ora si completa il lavoro sulle facciate, con la conclusione del cantiere che dall’inizio di aprile 2022 si è chiuso lo scorso 16 novembre, dopo 18mila ore di lavoro. Finanziata dal Comune di Venezia, l’operazione è costata 2,8 milioni di euro, articolandosi in quattro fasi di intervento per la messa in sicurezza dei fronti esterni dell’edificio, che però mai hanno limitato la fruizione da parte dei visitatori, né – e qui la sfida era particolarmente audace – la danneggiato la visione d’insieme del Palazzo Ducale da piazza San Marco, grazie all’utilizzo di piattaforme mobili. Una modalità di lavoro esemplare, di cui ora l’amministrazione cittadina fa vanto, preannunciando l’intenzione di ripeterla in occasione di futuri cantieri per il restauro di monumenti storici.
Gli interventi su facciate ed elementi lapidei
Preceduta da indagini georadar che hanno facilitato la comprensione del sistema costruttivo delle facciate – aprendo il campo per futuri studi e pubblicazioni – la campagna di restauro si è concentrata sulla valorizzazione del peculiare “mattonellato” che riveste l’antica residenza del doge, pattern di losanghe bianche e rosa alternate in pietra d’Istria e rosso veronese, immediatamente associato all’immagine del Palazzo celebre in tutto il mondo. Non un semplice espediente decorativo, ma parte integrante della struttura dell’edificio, con una sezione spessa 13 centimetri, come proprio gli ultimi lavori hanno evidenziato. Ma si è lavorato anche su guglie e merli che incorniciano il tetto (le prime in pietra rossa di Verona, i secondi in pietra calcarea), sui quattro tabernacoli agli angoli superiori delle facciate e sui “doccioni” in pietra progettati per far defluire l’acqua piovana. Oltre che sulle cinque bifore gotiche del cortile interno, ultimo tassello dell’operazione, avviata nel 2022 sul lato del Ponte della Paglia. Non ultima, la volontà di mettere in sicurezza l’edificio in funzione anti-sismica, con un sistema di rinforzo della cornice sommitale e il consolidamento degli elementi lapidei, in stato di degrado.